sabato 27 ottobre 2007

And for a bunch of grapes he gave up all the gold in the world

... E per un grappolo d'uva rinunciò a tutto l'oro del mondo.
Questo saltò a miei occhi, sfogliando il libro d'inglese utilizzato per impartire lezioni al boss. Un caso. Macchè. Un segno.
Leggi e traduci, boss. Tu che mi rimproveri di non essere leader, di non volerlo essere, di sottovalutare l'entità di un progetto da 4 milioni di euro, tu, mio boss, leggi e traduci.
Tu che come tutti gli altri in quest'azienda hai una vita familiare scombinata. Tu che non trovi il tempo per comprarti un paio di pantaloni. Tu che vuoi fare di me la futura manager di una qualche business unit di 'sta minchia...
Leggi e traduci, boss.
Perchè io per molto meno, forse per un acino soltanto, rinuncio a tutto l'oro del mondo.

giovedì 11 ottobre 2007

Papparappappà Tarattattà

Cosa lo cerco a fare un titolo, oggi. Non mi serve un titolo. Non mi serve neanche il frigo pieno di vivande: gli ultimi mesi hanno dimostrato come si possa vivere benissimo senza fare la spesa perchè tanto è tutto chiuso quando esci da lavoro. Basta raschiare il fondo del frigidaire, dove si annidano i resti di cibi ancestrali, insaporire con peperoncino, bottarga e aglio in quantità e iniettare il tutto endovena. A che te serve magnà?
Ma è il problema "capelli" che vorrei sollevare... come fai a lavarli e asciugarli evitando il fastidioso effetto onda anni '30 smossa dal vento di ponente se ti restano appena due ore di vita al giorno che vorresti - se possibile - impiegare altrimenti? A che te serve lavarte?
Tutto è ridotto, minimizzato, centellinato, parcellizato e poi annullato. Quello che non vorresti annullare si fa zero, mentre ciò che meriterebbe un adeguato ridimensionamento raggiunge proporzioni incommensurabili.
Giovani lavoratori che non avete avuto il tempo di pronunciarvi in merito al protocollo sul Welfare... in quali improrogabili faccende eravate affaccendati? Una riunione? Una pausa caffè durata l'intera giornata? La vivisezione di un tramezzino? O approfittavate del trambusto dovuto alla chiusura del seggio per lavarvi i capelli nel bagno della vostra azienda? E intanto noi peniamo, strozzati dalla riforma Biagi che pare non voglia farsi riformare. Dove siete, lavoratori vecchi e nuovi astenutisi dal doveroso diritto di voto?
Io devo ancora lavarmi i capelli e tuttavia indugio sul da farsi. Accorrete in mio soccorso, poichè combatto con certe zozzerie amministrative che vorrei non vedere. Ma è lì che resterò ancora per un pezzo: nel mio solito posto di lavoro, dove ogni cosa è raccontata per quello che non è. Gesù, Giuseppe, Maria, S. Chiara e pure S. Crispino, non smadonno ma v'invoco: è così che va il mondo?
E se non volessi? No, diciamo... se per esempio avvertissi un ripudio profondo, un conato che mi parte dalla suola delle scarpe, mentre tutto il mio essere smania per uscire e andarsene a zonzo, lontano dalle pratiche e dai contratti posticci? Sia salva l'anima mia, che tanto è già sbiadita e sta evaporando all'ultimo sole dell'anno. Volevo fare la reporter. Volevo stanare magagne e urlare: "questa è proprio una ca..., una vera cazza..., una grande, gigantesca, strepitosa caazzaaataaaaa!".
"Voglio fare il soldato semplice", sostiene sempre una mia amica. Assoldatemi, Signori, vi sarò fedele. Non chiedetemi di imbracciare armi, corrompere gabellieri e invadere Regni altrui. Datemi una penna e vi renderò giustizia. Certo, se mi pagate è meglio. Non è per cupidigia, ma prima o poi il fondo del frigo smetterà di offrirmi quella pappetta melmosa di cui mi nutro.

mercoledì 3 ottobre 2007

Sullo zero ci siamo


Se la qualità della vita di ciascuno si potesse misurare da quello che si vede dalla propria finestra, allora sarei autorizzata a pensare di vivere in un campo zeppo di reperti d'archeologia industriale.
Scambiare un pezzetto del Golfo di Napoli con un'acciaieria dismessa non è esattamente il massimo dell'appagamento estetico. Ho zanzare e infiammazioni a sufficienza quando fa caldo, e un gatto ruffiano che si strofina ai miei piedi e domanda qualsiasi sostanza commestibile quando il tempo è meno clemente.
Ironia della sorte, la luce arriva fioca anche qui, come in tutte le mie case napoletane. Con la sola differenza che qui la civiltà è arrivata e ha portato il riscaldamento condominiale. Mi spalmo addosso la crema abbronzante prima di andare a dormire. E poi chiudo gli occhi e immagino quanta ironia debba ancora riservarmi l'indomani.
Se lavando bicchieri con cura certosina e preparando caffè in un ristorante pensavo - in tempi più cupi - che tutto fosse il preludio di una ritrovata futura garanzia di poter scegliere, e non essere scelta dalle cose... e se improvvisando piece senza copione tentando di vendere bibbie porta a porta immaginavo di scrivere l'epopea del precariato moderno... se distribuendo volantini per un parrucchiere che mi ha tagliato i capelli una sola volta - e pure male - contavo i miei 3 euro in tasca pregustando carrelli pieni di vivande inutili al supermercato... ebbene, quel che accade ora supera di gran lunga ogni scherzo passato.
COSA CI FACCIO QUI, COSA FACCIO, PERCHE', PERCHE', PER COME E PER QUANTO?!?
Dev'essere il giusto contrappasso per i libri troppo poco pragmatici che ho letto, o l'ennesima prova di resistenza. O un semplice insegnamento: se vuoi scrivere per mestiere e assicurarti uno stipendio fisso devi vestire le parole di abiti non tuoi. Perchè quando sei tu a sceglierne i vestiti non è proprio un mestieri retribuito regolarmente, o almeno suppongo.
Nell'ultimo anno ho cesellato le parole degli altri, ho scritto nel loro stile imparando il vocabolario della pianificazione ambientale, dell'urbanistica, della botanica, del marketing, dei nuovi device, dei videogame e della buracrazia. Soprattutto della burocrazia.
Non riesco ancora a liberarmi di programmazione, azione, al fine di, multiplayer, DTT, multicanale, suite di giochi, al fine di, in tal modo, pubblicizzazione, intervento, misura, fattibilità, zonizzazione, controllo di gestione, overhead, recettività, strategia, framework, piattaforma.
Leggo Proust per disintossicarmi: di arzigogolato ha molto anche lui, ma viaggiamo su binari diversi, e mai si sognerebbe di affidare a Swann l'impianto di nuove specie arboree in un'applicazione multipiattaforma implementata in linguaggio Macromedia Flash. Cosa dico? Non mi capisco...
Così mi sono riappropriata del mondo esterno e ho comprato una tv, dopo un anno di soli giornali. Ma è spenta da mesi. Non riesco ad abituarmici, sicchè cerco un po' di musica adatta a una pizza sottile con origano... nessuno ha educato i pizzaioli all'uo del basilico - mi domando - e sorseggio una birretta che ha il sapore di piazze napoletane e nottate senza sonno con le rondini che mi ronzavano sul tetto e si accoppiavano senza sosta. Chi ha pensato alla metafora dei ricci?
Il telefono squilla, il cellulare pure, sono troppo loquace o silenziosa, qualcuno ne approfitta e mi racconta del colore del fasciatoio della propria infanzia o del prossimo concerto al Circolo degli Artisti.
Neruda diceva (così almeno me la ricordo): "Io sono trecento, quarantasei o sette. Con umiltà sto sistemando i mie conti per ritornare a zero e congedarmi". Non so se i numeri fossero proprio quelli, non so che numero sia io stessa, ma sullo zero ci siamo.
Mattina, metro gremita di gente. Sullo zero ci siamo.