Cosa lo cerco a fare un titolo, oggi. Non mi serve un titolo. Non mi serve neanche il frigo pieno di vivande: gli ultimi mesi hanno dimostrato come si possa vivere benissimo senza fare la spesa perchè tanto è tutto chiuso quando esci da lavoro. Basta raschiare il fondo del frigidaire, dove si annidano i resti di cibi ancestrali, insaporire con peperoncino, bottarga e aglio in quantità e iniettare il tutto endovena. A che te serve magnà?
Ma è il problema "capelli" che vorrei sollevare... come fai a lavarli e asciugarli evitando il fastidioso effetto onda anni '30 smossa dal vento di ponente se ti restano appena due ore di vita al giorno che vorresti - se possibile - impiegare altrimenti? A che te serve lavarte?
Tutto è ridotto, minimizzato, centellinato, parcellizato e poi annullato. Quello che non vorresti annullare si fa zero, mentre ciò che meriterebbe un adeguato ridimensionamento raggiunge proporzioni incommensurabili.
Giovani lavoratori che non avete avuto il tempo di pronunciarvi in merito al protocollo sul Welfare... in quali improrogabili faccende eravate affaccendati? Una riunione? Una pausa caffè durata l'intera giornata? La vivisezione di un tramezzino? O approfittavate del trambusto dovuto alla chiusura del seggio per lavarvi i capelli nel bagno della vostra azienda? E intanto noi peniamo, strozzati dalla riforma Biagi che pare non voglia farsi riformare. Dove siete, lavoratori vecchi e nuovi astenutisi dal doveroso diritto di voto?
Io devo ancora lavarmi i capelli e tuttavia indugio sul da farsi. Accorrete in mio soccorso, poichè combatto con certe zozzerie amministrative che vorrei non vedere. Ma è lì che resterò ancora per un pezzo: nel mio solito posto di lavoro, dove ogni cosa è raccontata per quello che non è. Gesù, Giuseppe, Maria, S. Chiara e pure S. Crispino, non smadonno ma v'invoco: è così che va il mondo?
E se non volessi? No, diciamo... se per esempio avvertissi un ripudio profondo, un conato che mi parte dalla suola delle scarpe, mentre tutto il mio essere smania per uscire e andarsene a zonzo, lontano dalle pratiche e dai contratti posticci? Sia salva l'anima mia, che tanto è già sbiadita e sta evaporando all'ultimo sole dell'anno. Volevo fare la reporter. Volevo stanare magagne e urlare: "questa è proprio una ca..., una vera cazza..., una grande, gigantesca, strepitosa caazzaaataaaaa!".
"Voglio fare il soldato semplice", sostiene sempre una mia amica. Assoldatemi, Signori, vi sarò fedele. Non chiedetemi di imbracciare armi, corrompere gabellieri e invadere Regni altrui. Datemi una penna e vi renderò giustizia. Certo, se mi pagate è meglio. Non è per cupidigia, ma prima o poi il fondo del frigo smetterà di offrirmi quella pappetta melmosa di cui mi nutro.
Ma è il problema "capelli" che vorrei sollevare... come fai a lavarli e asciugarli evitando il fastidioso effetto onda anni '30 smossa dal vento di ponente se ti restano appena due ore di vita al giorno che vorresti - se possibile - impiegare altrimenti? A che te serve lavarte?
Tutto è ridotto, minimizzato, centellinato, parcellizato e poi annullato. Quello che non vorresti annullare si fa zero, mentre ciò che meriterebbe un adeguato ridimensionamento raggiunge proporzioni incommensurabili.
Giovani lavoratori che non avete avuto il tempo di pronunciarvi in merito al protocollo sul Welfare... in quali improrogabili faccende eravate affaccendati? Una riunione? Una pausa caffè durata l'intera giornata? La vivisezione di un tramezzino? O approfittavate del trambusto dovuto alla chiusura del seggio per lavarvi i capelli nel bagno della vostra azienda? E intanto noi peniamo, strozzati dalla riforma Biagi che pare non voglia farsi riformare. Dove siete, lavoratori vecchi e nuovi astenutisi dal doveroso diritto di voto?
Io devo ancora lavarmi i capelli e tuttavia indugio sul da farsi. Accorrete in mio soccorso, poichè combatto con certe zozzerie amministrative che vorrei non vedere. Ma è lì che resterò ancora per un pezzo: nel mio solito posto di lavoro, dove ogni cosa è raccontata per quello che non è. Gesù, Giuseppe, Maria, S. Chiara e pure S. Crispino, non smadonno ma v'invoco: è così che va il mondo?
E se non volessi? No, diciamo... se per esempio avvertissi un ripudio profondo, un conato che mi parte dalla suola delle scarpe, mentre tutto il mio essere smania per uscire e andarsene a zonzo, lontano dalle pratiche e dai contratti posticci? Sia salva l'anima mia, che tanto è già sbiadita e sta evaporando all'ultimo sole dell'anno. Volevo fare la reporter. Volevo stanare magagne e urlare: "questa è proprio una ca..., una vera cazza..., una grande, gigantesca, strepitosa caazzaaataaaaa!".
"Voglio fare il soldato semplice", sostiene sempre una mia amica. Assoldatemi, Signori, vi sarò fedele. Non chiedetemi di imbracciare armi, corrompere gabellieri e invadere Regni altrui. Datemi una penna e vi renderò giustizia. Certo, se mi pagate è meglio. Non è per cupidigia, ma prima o poi il fondo del frigo smetterà di offrirmi quella pappetta melmosa di cui mi nutro.
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