sabato 24 novembre 2007

All work and no play makes Jack a dull boy

C'è una mostra imperdibile al Palazzo delle Esposizioni. Tutto Kubrick. Investite almeno un paio d'ore della vostra giornata e calatevi negli antri oscuri di questo visionario scomparso sin troppo presto per noi avidi assetati di suggestioni visive.
Si va dai primi passi come fotografo a film come a "Paura e desiderio", "Il bacio dell'assassino", "Rapina a mano armata". Mi sembra quasi scontato ometterne le opere più celebri, perchè Lei, maestro, merita d'essere conosciuto e riconosciuto senza bisogna di citazioni.
Potrei raccontarvi quello che troverete. Quello che vi aspettate di trovare: copioni, piani di produzione, falli-soprammobile, scimmioni e asce.
Il mio occhio è caduto su una macchina da scrivere, affiancata da una pila di fogli. "All work and no play makes Jack a dull boy". Un'unica frase ripetuta su ogni riga. Una frase che è stata concepita differentemente per ogni paese straniero per il quale si è provveduto alla distribuzione. Ma è una falso, ahimè. Quindici minuti di autentico incanto per scoprire che è una copia. Come potrebbe essere lasciata lì in bella vista, incustodita e alla mercè di tutti, quella macchina... Certo, ma le mie teorie museali - figlie di un cultore della tradizione popolare quale fu Ettore Guattelli - imporrebbero una fruizione sana e diretta degli oggetti. Ma non si può, me ne rendo conto. Nulla, è un falso. Come i falli di "Arancia meccanica" del resto, come i tavolini femminilizzati. Quel che c'è di vero non lo racconterò. Lo lascerò scoprire a quanti avranno il buon senso di andarci. Calatevi nella precisione maniacale di ques'uomo. Troverete i provini di un film mai girato a causa dell'imminente uscita di "Schindler's list", i disegni preparatori di A.I., obiettivi, pagine di giornale e una sedia a rotelle. Sì, in cima a tutto una sedia a rotelle.
Ultima cosa: Kubrick è al secondo piano. Dovrete prima affrontare Rothko. Non lo amo, ahimè (salvo forse per la fase "metropolitana"). Ma con un po' di pazienza riuscirete anche a stanare un'ala dedicata al sorprendente Ceroli, che ha lamentato la collocazione dimessa (io direi nascosta, semmai) attribuendo il tutto alla KAPPA. Sì, Ceroli non ha una "K" nel cognome, a differenza di Kubrick e Rothko. Per rimediare se l'è messa da solo: Keroli, tra le montagnelle di polvere colorata. Keroli che usa legno e cenere. Keroli che "polverizza" cielo stellato e un secolo di storia. Keroli e i sei personaggi in cerca d'autore.
Forse è vero, delle volte se non hai la KAPPA non vai lontano.
Buona visione a tutti,
Evitak

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