giovedì 22 novembre 2007

Il boccone in gola

Stavo pranzando nella solita piazzetta dove fuggo quando è ora di pranzo. In compagnia, negli ultimi mesi. Oggi sola. Una pessima pizza rustica comprata all'alimentari là vicino, poi due sigarette aspirate tutto d'un fiato, lo sguardo che si solleva quasi su comando ed ecco che mi ritrovo l'ennesima immonda oscenità che campeggia in tutta Roma da qualche tempo.
Una scena di abuso è sempre un pugno nello stomaco per me, sia che si tratti di un film, un trailer, uno spot, la pagina di un giornale, il racconto di qualcuno, una notizia al tg. Devo chinare la testa, volgere gli occhi altrove senza che nessuno lo noti e ascoltare il meno possibile. Non rifiuto di conoscere, ho orrore dell'atto.
Ho orrore dell'uomo che col suo abuso ha ispirato quest'atto di propaganda xenofoba, ma ancor più di chi ha partorito questo manifesto. Perchè deve essersi impegnato per cercare un'immagine consona all'argomento. Quest'uomo
- perchè di uomo si tratta - non sa cosa significhi per una donna trovarsi davanti uno scempio del genere. Quest'uomo parla ad altri uomini e poco se ne frega se sono i primi a perpetrare abusi domestici, o farsi le seghe pensando alle ragazzine che escono da scuola, o adottare la forza quale solo strumento di piacere.
Quest'uomo vuole ignorare che esiste il reato di stalking e solo pochi giorni fa si è discusso il disegno di legge proposto dalla Commissione Giustizia della Camera. Quest'uomo vuole condannare e non sa farlo. Declama la barbarie di un gruppo facendo di ogni suo componente un barbaro. Quest'uomo, che per chissà quale malata deviazione ideologica ha fatto del disprezzo un credo, vuole giudicare senza essere giudicato. E da donna provo pena per quel che vedo. Quell'uomo parla ad altri uomini come lui e di noi, amiche, fanciulle, amanti, mogli e sconosciute, proprio se ne frega.

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